mercoledì 15 gennaio 2014

CE LO CHIEDE L'EUROPA





Di Giandiego Marigo

È una delle frasi che viene maggiormente ripetuta dalla politica convenzionale ed “autorizzata”. Non chiede e non ragiona su quale Europa, non premette in nome di chi e perché. Si limita a chiedere e si tratta, generalmente, di “perdite di sovranità” , di un inasprimento dell'Austerity, di qualche sacrificio in più.
La sinistra, o meglio quel che rimane di lei che non è molto, è divisa sull'argomento fra difensori ad oltranza dell'Europa dei Sogni ed i sostenitori, spesso mono-maniacali e monocorde, dell'esigenza di un segno di forte discontinuità.
Premetto di non essere un economista, sono sicuramente e solamente uno scrivano, probabilmente un poeta e molto occasionalmente un “filosofo di strada”. 
Non pretendo quindi che le mie dissertazioni vengano prese come l'opera di un intellettuale consacrato, che non sono. Né, ancor meno, come l'opera d'un pensatore professionista, nessuno mi paga per scrivere e per pensare.
Ciò nonostante reclamo il mio diritto al dire ed al pensare e persino al teorizzare, se necessario.
Senza alcun dubbio le analisi sovraniste di sinistra hanno il pregio di definire in modo “contemporaneo” il ruolo del “capitalismo finanziario” ed hanno il pregio di individuare in questo momento storico la fase autodistruttiva del capitalismo, così come lo intendiamo da sempre.
Così come possiedono la lungimiranza di individuare lo scontro interno, di cui ci dovrebbe importare, veramente poco, tra capitalismo tradizionale e finanziario. L'Elite sacrifica gran parte della classe media sull'altare di un “distacco forzato”, della creazione di un fossato fortificato, fra la ricchezza e la povertà,.Uccide la libera competizione ( da sempre molto più dichiarata che reale) sull'altare del familismo e dell'ereditarietà, modificando se stessa da classe ad elite, rinnegando le sue stesse premesse culturali per sostituirle con un sogno medievale e tecnocratico. Tutto pur di conservare il potere e se possibile rinforzarlo in una fase di transizione epocale... Chi ha fondato l'attuale sistema europeo, chi lo implementa e lo controlla, chi ha fatto passare una visione di “Stati Uniti d'Europa” completamente avulsa dai suoi popoli e dalle sue, innegabili, etnie?
I problemi reali sono il Capitalismo ed il suo Potere, mi dicono i non sovranisti, mentre sottovalutano la massima espressione “finanziaria e politica” del capitalismo morente, la trappola salvifica ( per loro ovviamente) che hanno posto a guardia della loro ritirata, per concedersi il tempo di progettare un nuovo mondo che li riveda “padroni incontrastati”, cioè quella moneta e quel “debito inventato” che stanno prostrando intere nazioni.
Parlano di radicalità necessaria mentre accettano la premessa di un'Europa irrimediabilmente Bancaria ed Elitaria. “in che modo gli interessi della classe potrebbero essere rappresentati da un'uscita dall'euro, in che misura la modificazione di un nome modificherebbe la realtà, se essa non viene come prima istanza messa in dubbio?”, dicono! Ed io aggiungo giustamente, ma premettono ed accettano implicitamente il “gigantesco postulato” dì un'Europa delle banche, che rinnega sin dalla sua nascita e per premessa e quindi come forma inemendabile, ogni riferimento al sogno di Spinelli di una Unione dei popoli per consumazione dell'idea stessa di confine.
Quest'Europa non ha nulla a che spartire con l'internazionalismo, ma semmai con la peggiore e deleteria globalizzazione. Non dovremmo dirlo? Per non correre il rischio di pronunciare quel “NO EURO” che secondo loro ci porrebbe sul medesimo piano dell'Imperatore Farlocco e del Comico-Guru, quando non addirittura ci getterebbe nella confusione magmatica del “forconismo” indeterminato, in quel populismo di sottomarca tipico di coloro che fanno dell'accontentare le pance il loro credo?
Quindi la sinistra dovrebbe rinunciare ad essere popolare per non rischiare d'essere populista?
Assurdo, almeno quanto assurda è la litania del No Euro senza spiegazioni o del rivoluzionarismo senza classi.
Ancora una volta i padroni del mondo ci costringono sulla difensiva nel loro territorio, in difesa di bastioni che non abbiamo mai fondato, su barricate non costruite da noi e su tematiche che non ci appartengono. Questo fanno, per ovvia e implicita generosità,per evitarci lo sforzo di combattere in difesa d'una cultura altra che discuta il potere e le sue manifestazione e soprattuoto che li isoli in quanto assoluta, deleteria e dannosa minoranza del mondo.
La cosa che realmente temono e che non ci permettono è proprio questa, una diversa organizzazione che parta dalla mutualità e dalla solidarietà che ponga a fondamento la circolarità e l'orizzontalità … e perdonatemi che questo avvenga con la Lira o con L'euro è ininfluente … qui stiamo parlando di quel cambiamento che potrebbe abolire il denaro o quantomeno deviarne l'importanza verso dimensioni a misura d'uomo.
Stiamo parlando d'una sostituzione valoriale importante e definitiva dalla “libera competizione verticalistacon l' orizzontalissimo Ad ognuno secondo i suoi bisogni e da ognuno secondo le sue capacità” che è altro, di completamente diverso da questo mondo.
E finisco, questa dissertazione un poco folle, indegna d'un teorico e di un economista e probabilmente indegna di un politico … tradizionale”, ma sinceramente nemmeno m'interessa che lo sia.
Ridiscutere i trattati, militari, finanziari, politici. Ridiscutere le premesse
Questo dovrebbe essere il nostro slogan anzichè la difesa ad oltranza di un'Europa impossibile o  l'adesione pedissequa ad un “ventralissimo” e limitatissimo no euro, noi con le armi della nostra "presupposta" capacitdi analisi storica e politica dovremmo unificare e elevare ed invece riusciamo con masochistica tenacia  anche dividerci, litigare, accapigliarsi su questo ed è esattamente quel che ci hanno calato davanti agli occhi per farci correre, ancora una volta in modo inconcludente, mentre le politiche di Austerità e gli eserciti veri muovono , come meglio gli pare e gli comoda sulla scacchiere mondiale e noi diveniamo via via sempre meno influenti. Mentre il loro modello di “Mondo Perfetto” sfonda culturalmente anche nelle nostre file sino a costringerci a difenderlo … purché non divenga peggiore.
Ce lo chiede l'Europa … ma noi cosa chiediamo a Lei? Noi cosa vediamo per noi stessi Qui e Ora?



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