martedì 11 febbraio 2014

Risposta all’appello per la lista Tsipras



di Gian Nicola Marras

Sono un laureato-inoccupato residente in Sardegna. Vi ringrazio per aver avviato questa iniziativa. Sottoscrivo l’appello per la costruzione di una lista autonoma che avanza la candidatura di Alexis Tsipras come presidente della Commissione Europea, per una serie di motivi che cercherò di illustrare brevemente:
È necessario avviare un nuovo cantiere per la realizzazione di una sinistra europea che prenda spunto dalle buone pratiche avviate da Syriza in Grecia. Costruire un progetto politico che emerga dalla società civile, dai contributi politici e intellettuali cui sono portatori i movimenti sociali organizzati, nella maggior parte dei casi privi di una robusta rappresentanza politica e istituzionale. Syriza è riuscita ad agglomerare in un unico partito diversità politico-intellettuali per poi convogliarle in prassi parlamentare.
Raccogliere l’eredità ideologica di chi teorizzò l’Europa politica come Europa dei popoli, un concetto che abbiamo visto essersi politicamente tradotto in Europa delle rendite finanziarie per i grandi istituti bancari. Bisogna conferire nuovo vigore ai valori che stanno alla base di un ethos sociale europeista autenticamente democratico. Per questo motivo è importante ridefinire il concetto di democrazia in un’Europa sociale. Il concetto di democrazia è stato violentato sul piano semantico proprio da quei partiti socialdemocratici che negli ultimi trent’anni si sono fatti affabulare dal canto delle sirene neoliberiste. Il ripiegamento in direzione liberista dei partiti socialdemocratici europei, artefici della favola del liberismo di sinistra, è un portato dell’erronea convinzione di star assistendo ad un azzeramento del conflitto sociale nell’era della globalizzazione neo-liberista. La progressiva negazione dell’esistenza del conflitto sociale ha mutato l’identità nonché le pratiche di azione dei partiti di sinistra operai e popolari. Lo smarrimento dell’identità politica di questi partiti assimilabili al centro-sinistra, è dimostrata dalla loro evidente incapacità di varare politiche di aggiustamento politico-economico in grado di difendere i diritti e le tutele dei gruppi sociali più svantaggiati. Le sole proposte correttive in materia politico-economica ricalcano i dettami delle ricette neo-liberiste. L’attuale crisi economica ci dimostra come il significato di democrazia è sempre strettamente legato alle dinamiche storiche del capitalismo.
Bisogna rinegoziare il patto per l’euro che in questo momento predilige sacrificare i redditi, i diritti e le tutele dei lavoratori piuttosto che intaccare i profitti e le rendite finanziarie . La risposta politico-economica dei governi ha finora riguardato liberalizzazione del mercato del lavoro, privatizzazioni e tagli nel settore pubblico.
Evitare un’ulteriore mezzogiornificazione del contesto dell’Eurozona mediterranea, individuare con lucidità le conseguenze sociali delle politiche di austerity decise sull'asse Bruxelles-Berlino, al fine di internazionalizzare in sede istituzionale europea i problemi che investono il Sud Europa.

La cieca fiducia nel mercato come unica panacea di tutti i mali, ha generato un processo di ulteriore degradazione della rappresentanza politica e sindacale. L’attuale crisi economica si estende a categorie sociali una volta protette: la proletarizzazione della classe media ha accentuato lo status precario dei rapporti di lavoro. Disoccupazione giovanile di massa, l’esplosione numerica di contratti di lavoro precari e il progressivo processo di smantellamento del Welfare State impoveriscono sotto ogni punto di vista, economico, sociale e morale l’Europa di oggi.
Il lavoro deve essere rimesso al centro dell’agenda di priorità della sinistra europea contro le forze del capitalismo finanziario.
Molti cittadini-lavoratori sono costretti a svolgere impieghi precari di ogni tipo, i cosiddetti junk jobs impazzano in tutta Europa, altri vanno a rimpinguare le percentuali delle voci statistiche dell’informale, del lavoro irregolare; altri working poor vivono nella “nuova povertà”.
Meno di vent’anni fa, quel che allora appariva come impensabile, ossia l’idea di un sistema di protezione sociale smantellato dall’economia capitalistica è invece divenuta una possibilità se non una realtà anche nei paesi economicamente avanzati. In questo drammatico contesto socio-economico, trovano facilmente spazio orientamenti politici e culturali che sfociano in nuove tendenze xenofobe e nazionaliste. Syriza come partito greco da tempo combatte contro questa minaccia sul suo territorio nazionale. Anche per questo motivo tutta la sinistra europea dovrebbe incoraggiare e promuovere solidarietà verso il lavoro dei compagni greci.
Per questi motivi credo che la candidatura di Tsipras rappresenti un forte segnale. Bisogna fare in modo che quest’iniziativa divenga elemento catalizzatore di buone pratiche nonché portatrice di una discussione e una prassi politica autenticamente socialista.

Gian Nicola Marras

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