giovedì 30 gennaio 2014

Il colpo di Stato dell'Italicum

L'accordo Renzi-Berlusconi visto da Luca Peruzzi

di Maurizio Zaffarano

Secondo il filosofo Diego Fusaro l'antiberlusconismo è stato il grande inganno e la grande mistificazione ideologica con cui la “Sinistra” (in realtà bisognerebbe dire il partito – PDS-DS-PD – principale erede del PCI e che proprio nella sua involuzione ha tradito tutti i valori della Sinistra) ha fatto accettare il liberismo capitalista, sotto l'ombrello del tutti contro il padrone di Mediaset. A distanza di vent'anni dalla discesa in campo berlusconiana ci ritroviamo in piena dittatura del pensiero unico liberista e con Berlusconi nuovamente sdoganato, nonostante condanne e inchieste penali, quale novello padre della patria e costituente.
Leggi Italicum, il progetto di legge elettorale e di modifica costituzionale frutto dell'accordo tra Renzi e Berlusconi (e per questo definito anche il Renzusconi o il Pregiudicatellum), e ti viene in mente, per una tragica associazionedi idee suscitata dall'assonanza dei termini, l'Italicus, il treno di una delle tante stragi fasciste, nel 1974 in piena epoca piduista.
D'altro canto dici Italicum e non puoi non pensare alla massoneria. Matteo Renzi è nato in Toscana, terra di antiche tradizioni massoniche, alcuni affermano sia figlio di un massone ed egli stesso è indicato da Gioele Magaldi del Grande Oriente Democratico quale aspirante massone, toscano e più volte accusato di essere massone è anche Denis Verdini colui che per conto di Forza Italia ha condotto la trattativa con la segreteria del PD, di Berlusconi ovviamente non si può non ricordare la tessera n. 1816 della loggia massonica P2.
E ovviamente un progetto antidemocratico e autoritario come l'Italicum non può non far tornare alla mente a Licio Gelli, massone e toscano, capo della P2, non perché si possa pensare che il suo Piano di Rinascita Democratica sia ancora la fonte di ispirazione degli attentatori della nostra Costituzione ma perché in quel Piano erano elencati i passi necessari, praticamente tutti realizzati, per trasformare la democrazia italiana in un morbido regime autoritario: rendere innocui i sindacati, mettere saldamente il sistema televisivo e dell'informazione al servizio del potere, imporre coattivamente il bipolarismo-bipartismo per cancellare quanto più possibile dal Parlamento le voci alternative, di opposizione e di critica politica e sociale.

Nel merito di quanto prevede l'Italicum si sta colpevolmente e subdolamente spingendo l'attenzione esclusivamente sull'aspetto della mancanza delle preferenze che, pur essendo elemento essenziale per perpetuare il dominio dei padroni di partito sulle proprie organizzazioni politiche e sul Parlamento, non è la parte più pericolosa del progetto di legge elettorale di Renzi.
Come spiegano gli avvocati che sono riusciti a far pronunciare la Corte Costituzionale sull'illegittimità del Porcellum e come è scritto nell'appello dei giuristi democratici, sono altri e ancora più gravi gli elementi dell'Italicum che ledono il corretto dispiegarsi della democrazia.
La cancellazione delle minoranze (con assurde soglie di sbarramento all'8 per cento per i partiti che concorrono singolarmente alle elezioni ed al 5 per cento per i partiti coalizzati) e la riduzione per legge dei partiti a 3 o 4 al massimo.
Ma è soprattutto il premio di maggioranza (in questo in assoluta coerenza con il Mattarellum e con il Porcellum) che altera in modo intollerabile il funzionamento della democrazia. L'assetto istituzionale previsto dalla Costituzione italiana si fonda su equilibri tra i poteri e su di un sistema di pesi e contrappesi che solo il proporzionale può realizzare. Perché con il maggioritario non si altera solo la composizione del Parlamento ma si determina che anche gli organi di garanzia e di controllo costituzionale – il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale – e di autogoverno della magistratura - il Consiglio Superiore della Magistratura - che il Parlamento elegge o concorre ad eleggere perdano il carattere super partes che dovrebbe contraddistinguerli diventando espressione esclusiva di una minoranza del corpo elettorale, di quel 40 o 50 per cento di cittadini al cui voto viene attribuito il carattere 'utile' buttando nel cesso tutte le restanti opzioni ideali e valoriali e di rappresentanza di interessi.
Basta del resto guardare ai numeri delle elezioni per smascherare la grande balla che le larghe intese ed una legge elettorale frutto dell'accordo di PD e PDL siano cose giuste e necessarie perché esprimono e coinvolgono la volontà della maggioranza dei cittadini italiani. Alle ultime elezioni, dati della Camera dei Deputati, il PD ha raccolto 8646034 voti mentre il PDL 7332134 voti: sommati insieme sono 15978168 di voti che rispetto ai 46905154 di aventi diritto al voto rappresentano il 34,06 per cento dei cittadini italiani.
Alla crisi della politica, al distacco tra cittadini e Istituzioni, alla sfiducia in crescita verticale nei confronti dei partiti che si materializza in un'astensione via via sempre più crescente, le oligarchie politiche (Napolitano, Renzi, Berlusconi, il PD, Forza Italia) rispondono blindando i palazzi del potere e nascondendo sotto il tappeto la polvere del crollo della legittimazione delle Istituzioni anziché dare quelle risposte che oggi sarebbero davvero necessarie, in termini di apertura ad innovazioni che vadano nel segno della democrazia diretta e partecipativa.

A chi mostra disinteresse verso la cancellazione della democrazia e delle garanzie costituzionali, considerandole esclusivamente l'espressione e lo strumento del potere della borghesia (del grande capitale), vale la pena ricordare che le conquiste costituzionali e democratiche – anzitutto il diritto di voto per tutti i cittadini, donne e uomini - sono state conquistate attraverso decenni di lotta della Sinistra e del movimento dei lavoratori. La Costituzione italiana è stata scritta anche con il sangue dei comunisti, dei socialisti, degli azionisti che hanno combattuto la guerra di liberazione dalla dittatura nazi-fascista.
Anche le più elementari condizioni per fare politica – un equo compenso per occuparsi a tempo pieno della cosa pubblica perché non sia appannaggio solo dei ricchi, l'insindacabilità delle opinioni espresse nell'esercizio dell'attività di parlamentare – vengono meno in queste condizioni: e così uno degli alfieri della razza padrona, Marchionne, può permettersi di denunciare Paolo Ferrero per le critiche espresse in qualità di segretario di un partito politico nei confronti della Fiat.
Ma è evidente che l'opposizione politica e sociale cacciata dalle Istituzioni non potrà che esprimersi nelle piazze: nessuno si illuda di poter condannare al silenzio e ridurre alla rassegnazione un intero popolo.



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