L'accordo Renzi-Berlusconi visto da Luca Peruzzi |
di Maurizio Zaffarano
Secondo il filosofo Diego Fusaro
l'antiberlusconismo è stato il grande inganno e la grande
mistificazione ideologica con cui la “Sinistra” (in realtà
bisognerebbe dire il partito – PDS-DS-PD – principale erede del
PCI e che proprio nella sua involuzione ha tradito tutti i valori
della Sinistra) ha fatto accettare il liberismo capitalista, sotto
l'ombrello del tutti contro il padrone di Mediaset. A distanza di
vent'anni dalla discesa in campo berlusconiana ci ritroviamo in piena
dittatura del pensiero unico liberista e con Berlusconi nuovamente
sdoganato, nonostante condanne e inchieste penali, quale novello
padre della patria e costituente.
Leggi Italicum, il progetto di legge
elettorale e di modifica costituzionale frutto dell'accordo tra Renzi
e Berlusconi (e per questo definito anche il Renzusconi o il
Pregiudicatellum), e ti viene in mente, per una tragica associazionedi idee suscitata dall'assonanza dei termini, l'Italicus,
il treno di una delle tante stragi fasciste, nel 1974 in piena epoca
piduista.
D'altro canto dici Italicum e non puoi
non pensare alla massoneria. Matteo Renzi è nato in Toscana, terra
di antiche tradizioni massoniche, alcuni affermano sia figlio di un
massone ed egli stesso è indicato da Gioele Magaldi del Grande
Oriente Democratico quale aspirante massone, toscano e più volte
accusato di essere massone è anche Denis Verdini colui che per conto
di Forza Italia ha condotto la trattativa con la segreteria del PD,
di Berlusconi ovviamente non si può non ricordare la tessera n. 1816
della loggia massonica P2.
E ovviamente un progetto
antidemocratico e autoritario come l'Italicum non può non far
tornare alla mente a Licio Gelli, massone e toscano, capo della P2,
non perché si possa pensare che il suo Piano
di Rinascita Democratica sia ancora la fonte di ispirazione degli
attentatori della nostra Costituzione ma perché in quel Piano erano
elencati i passi necessari, praticamente tutti realizzati, per
trasformare la democrazia italiana in un morbido regime autoritario:
rendere innocui i sindacati, mettere saldamente il sistema televisivo
e dell'informazione al servizio del potere, imporre coattivamente il
bipolarismo-bipartismo per cancellare quanto più possibile dal
Parlamento le voci alternative, di opposizione e di critica politica
e sociale.
Nel merito di quanto prevede l'Italicum
si sta colpevolmente e subdolamente spingendo l'attenzione
esclusivamente sull'aspetto della mancanza delle preferenze che, pur
essendo elemento essenziale per perpetuare il dominio dei padroni di
partito sulle proprie organizzazioni politiche e sul Parlamento, non
è la parte più pericolosa del progetto di legge elettorale di
Renzi.
Come spiegano gli
avvocati che sono riusciti a far pronunciare la Corte
Costituzionale sull'illegittimità del Porcellum e come è scritto
nell'appello
dei giuristi democratici, sono altri e ancora più gravi gli
elementi dell'Italicum che ledono il corretto dispiegarsi della
democrazia.
La cancellazione delle minoranze (con
assurde soglie di sbarramento all'8 per cento per i partiti che
concorrono singolarmente alle elezioni ed al 5 per cento per i
partiti coalizzati) e la riduzione per legge dei partiti a 3 o 4 al
massimo.
Ma è soprattutto il premio di
maggioranza (in questo in assoluta coerenza con il Mattarellum e con
il Porcellum) che altera in modo intollerabile il funzionamento della
democrazia. L'assetto istituzionale previsto dalla Costituzione
italiana si fonda su equilibri tra i poteri e su di un sistema di
pesi e contrappesi che solo il proporzionale può realizzare. Perché
con il maggioritario non si altera solo la composizione del
Parlamento ma si determina che anche gli organi di garanzia e di
controllo costituzionale – il Presidente della Repubblica, la Corte
Costituzionale – e di autogoverno della magistratura - il Consiglio
Superiore della Magistratura - che il Parlamento elegge o concorre ad
eleggere perdano il carattere super partes che dovrebbe
contraddistinguerli diventando espressione esclusiva di una minoranza
del corpo elettorale, di quel 40 o 50 per cento di cittadini al cui
voto viene attribuito il carattere 'utile' buttando nel cesso tutte
le restanti opzioni ideali e valoriali e di rappresentanza di
interessi.
Basta del resto guardare ai numeri
delle elezioni per smascherare la grande balla che le larghe intese
ed una legge elettorale frutto dell'accordo di PD e PDL siano cose
giuste e necessarie perché esprimono e coinvolgono la volontà della
maggioranza dei cittadini italiani. Alle ultime elezioni, dati della
Camera dei Deputati, il PD ha raccolto 8646034 voti mentre il PDL
7332134 voti: sommati insieme sono 15978168 di voti che rispetto ai
46905154 di aventi diritto al voto rappresentano il 34,06 per cento
dei cittadini italiani.
Alla crisi della politica, al distacco
tra cittadini e Istituzioni, alla sfiducia in crescita verticale nei
confronti dei partiti che si materializza in un'astensione via via
sempre più crescente, le oligarchie politiche (Napolitano, Renzi,
Berlusconi, il PD, Forza Italia) rispondono blindando i palazzi del
potere e nascondendo sotto il tappeto la polvere del crollo della
legittimazione delle Istituzioni anziché dare quelle risposte che
oggi sarebbero davvero necessarie, in termini di apertura ad
innovazioni che vadano nel segno della democrazia diretta e
partecipativa.
A chi mostra disinteresse verso la
cancellazione della democrazia e delle garanzie costituzionali,
considerandole esclusivamente l'espressione e lo strumento del potere
della borghesia (del grande capitale), vale la pena ricordare che le
conquiste costituzionali e democratiche – anzitutto il diritto di
voto per tutti i cittadini, donne e uomini - sono state conquistate
attraverso decenni di lotta della Sinistra e del movimento dei
lavoratori. La Costituzione italiana è stata scritta anche con il
sangue dei comunisti, dei socialisti, degli azionisti che hanno
combattuto la guerra di liberazione dalla dittatura nazi-fascista.
Anche le più elementari condizioni per
fare politica – un equo compenso per occuparsi a tempo pieno della
cosa pubblica perché non sia appannaggio solo dei ricchi,
l'insindacabilità delle opinioni espresse nell'esercizio
dell'attività di parlamentare – vengono meno in queste condizioni:
e così uno degli alfieri della razza padrona, Marchionne, può
permettersi di denunciare Paolo Ferrero per le critiche espresse in
qualità di segretario di un partito politico nei confronti della
Fiat.
Ma è evidente che l'opposizione
politica e sociale cacciata dalle Istituzioni non potrà che
esprimersi nelle piazze: nessuno si illuda di poter condannare al
silenzio e ridurre alla rassegnazione un intero popolo.
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