Renzi-Fonzie secondo Luca Peruzzi |
di Maurizio Zaffarano
Esiste una diffusa consapevolezza del
mero carattere di marketing politico dell'operazione Renzi (un
nuovo
conduttore del teatrino della politica per riguadagnare un po' di
audience, un nuovo 'salvatore della Patria' usa e getta che durerà
un anno o un anno e mezzo giusto il tempo, come scrive Giorgio
Cremaschi, per assestare qualche altro colpo micidiale – in
termini di privatizzazioni e di aggressione allo Stato sociale, ai
diritti dei lavoratori, alla Costituzione – alla democrazia ed ai
ceti popolari) che traspare addirittura in quello stesso mainstream
informativo che pure è stato il principale artefice dell'ascesa del
Berluschino di Firenze.
Eppure gran parte delle critiche che
vengono rivolte al nuovo governo non riescono, a mio avviso, a
cogliere nel segno, a centrare il punto.
L'accusa più frequente a Renzi è di
dire belle parole (ha fatto il 'copia e incolla' di gran parte del
nostro programma dicono i grillini ma in realtà è difficile pensare
ad un governo, di qualunque colore ed in qualunque parte del mondo,
che non si proponga di rilanciare l'economia ed incentivare la
creazione di lavoro, di ridurre le tasse, di difendere l'ambiente ed
il patrimonio artistico, di dare centralità alla scuola, di fare le
'riforme' che facciano funzionare meglio lo Stato e che riducano il
peso parassitario delle burocrazie) ma non di essere in grado di far
seguire ad esse dei fatti concreti. Perché (e si tratta
effettivamente di affermazioni inconfutabili) è un inaffidabile
bugiardo, perché il personale politico del suo Governo è
palesemente mediocre ed inadeguato, perché è impossibile affrontare
i grandi mali del nostro Paese (il degrado morale e culturale che lo
contraddistingue, l'onnipotenza delle pur mediocri élites politiche
economiche e finanziarie, la corruzione, le mafie, l'evasione
fiscale, il familismo, la degenerazione burocratica) con una
maggioranza parlamentare che vede insieme Formigoni, Cicchitto, Lupi,
Cesa, Casini, Monti, Sacconi, Alfano, Schifani, la Di Girolamo, la
Lorenzin con quel Partito Democratico che è ormai diventato il
rappresentante organico dei poteri forti e delle lobbies economiche
nelle Istituzioni, perché dentro ai vincoli imposti dalla troika
dell'austerità e del pareggio di bilancio è impossibile trovare le
risorse per fare investimenti, ridurre le tasse, redistribuire
reddito a favore dei ceti disagiati e attraverso queste misure
rilanciare anche i consumi.
Si tratta però di scaramucce
dialettiche – da Libero all'Unità ed al Fatto Quotidiano, da Forza
Italia al Movimento 5 Stelle passando per il Partito Democratico –
tutte interne ad una visione capitalista.
Ciò che si deve contestare a Renzi non
è l'irrealizzabilità delle sue promesse ma la visione di società e
di mondo che egli esprime.