Renzi e la Merkel secondo Luca Peruzzi |
di Maurizio Zaffarano
Renzi è l'ultima carta in ordine di
tempo messa sul tavolo dal sistema per sostenersi e perpetuarsi
(sistema inteso come ordinamento economico capitalistico e l'insieme
delle oligarchie – imprenditoriali, politiche, burocratiche,
criminali – dominanti).
Coloro che pensavano, ed io tra questi,
che l'ascesa di Renzi alla guida del PD avrebbe disvelato in modo
inequivocabile ed esplicito la missione antipopolare e totalmente
estranea alla sinistra di quel partito si sbagliava. Abbiamo
sottostimato la capacità di fascinazione comunicativa di Renzi
(sapientemente amplificata dai media; elementare come la pubblicità
di un detersivo ma non per questo meno subdola ed efficace) e la
strategia sottostante diretta ad ottenere consenso alle politiche
liberiste a partire dalle imminenti elezioni europee.
La base elettorale della lista L'altra
Europa con Tsipras e del Movimento 5 Stelle sono il suo terreno di
conquista ed a tal fine invoca ipocritamente il cambiamento delle
politiche europee affinché favoriscano sviluppo e crescita, promette
provvedimenti a favore della piccola e media impresa e di
redistribuzione del reddito a vantaggio dei ceti popolari con il
piano casa e riducendo le tasse sui redditi da lavoro medio bassi,
cavalca il tema della lotta alla casta nelle proposte di riforma
istituzionale (abolizione del Senato e delle province) mettendosi su
questo in rotta di collisione con pezzi delle oligarchie politiche
(la vecchia dirigenza del PD, la Camusso della CGIL), fa balenare
persino la revisione degli acquisti degli aerei da guerra F35.
La discontinuità di Renzi rispetto
alle precedenti esperienze governative, in particolare a quella di
Mario Monti ed alla sua convinzione, intrisa di sadismo sociale,
di poter imporre senza reazioni provvedimenti impopolari cioè
antipopolari, discende dal fatto che il sistema in questo momento ha
bisogno di ritrovare una sufficiente legittimazione elettorale,
almeno in termini relativi senza tener conto cioè dell'astensione
crescente. In questo senso Renzi si pone in diretta continuità con
l'approccio alla politica di Berlusconi e dimostra che le elezioni ed
il consenso, anche truffaldinamente estorti, rivestono un'importanza
centrale per il sistema perché affermare il potere solo con la forza
sarebbe altrimenti troppo 'costoso'.
Si spiega così, per la necessità di
riguadagnare consenso, la repentina successione da Letta a Renzi che
significa anche, probabilmente, il prevalere del 'partito' filo-USA
dell'establishment su quello filo-Germania.
D'altro canto nell'oscillazione tra
rigore e sobrietà (Prodi, Monti) e fuochi d'artificio populisti
(Berlusconi, Renzi) il capitalismo raggiunge progressivamente tutti i
propri obiettivi.
Senza l'inesorabile attrazione degli
italiani (di quella minoranza di italiani da cui discende la
maggioranza parlamentare) per l'unto del signore e l'uomo della
provvidenza di turno basterebbe poco per rendersi conto
dell'inganno di Renzi (più soldi in busta paga per una parte dei
lavoratori in cambio di meno servizi sociali per tutti e di una
ulteriore deriva verso la precarizzazione).
Dunque è utile ricordare, per chi si
fa abbindolare dagli annunci di Renzi (tutti da verificare nella loro
fattibilità, nella loro sostanza, nei loro effetti) e dalle sue
parole (lavoro, democrazia, merito, efficienza come se vi fossero
governi che non promettessero di perseguire questi obiettivi), di
quale partito è espressione Renzi e quali sono i suoi alleati di
governo.
Renzi è il segretario di quel partito,
il PD, che ha sostenuto la macelleria sociale di Monti (a costo di
perdere elezioni già vinte), che ha accettato i trattati sul fiscal
compact e fatto passare il vincolo del pareggio di bilancio in
Costituzione (addirittura oltre quanto richiesto dagli stessi
trattati europei). Renzi progetta le riforme istituzionali con
Berlusconi condannato per evasione fiscale. Renzi governa insieme ad
alcuni dei più stretti collaboratori e seguaci di Berlusconi,
responsabili insieme al padrone di Mediaset del degrado morale,
politico, economico, sociale in cui è precipitato il nostro Paese:
Alfano, Schifani, Lupi, Formigoni, Cicchitto, Quagliarella.
Se qualcuno pensa che questi siano in
grado di fare il bene dell'Italia si faccia avanti.
A Renzi la Sinistra deve contrapporre
non un timido e moderato riformismo ma un progetto per costruire una
società socialista e per superare il sistema capitalismo.
Nessun commento:
Posta un commento