di Giandiego Marigo
E siamo sempre lì,
torniamo a parlare della confusione dei termini, dell'uso
inappropriato delle parole. Oggi vorrei parlare non già della
vituperata ed abusata parola “sinistra” bensì del termine
“socialista” ,dilaniato e reso quasi grottesco dal
congresso del PSE.
Come può, questo termine
essere affiancato al “liberismo” ed a questo sistema? Come essere
veicolo e complice della peggiore finanza, nel periodo storico più
oscuro e più terribile per i popoli di cui quest'Europa dovrebbe
essere “ricettacolo”.
Si incontrano a
congresso e modulano scenari in cui di tutto
si parla salvo che degli interessi dei lavoratori e del popolo minuto
… come può definirsi socialista tutto questo?
Eppure
la bocca è piena di parole come socialismo, sinistra, come
progressismo e civiltà ed in qualche modo, personalmente, questa
ridondanza tarpa e silenzia qualsiasi prospettiva di cambiamento che
comprenda e passi per un percorso sistemico.
Perchè
non può essere ignorato come oggi costoro siano “il sistema”,
suoi guardiani e suoi servi, come rappresentino e raccolgano gli
interessi di quegli stessi che il mondo muovono e posseggono … e
non può essere questo, non in nome del socialismo.
Scendere
nello specifico delle dichiarazioni e delle menzogne, dell'uso e
dell'abuso, accettare la logica delle loro citazioni ed analisi,
della prosopopea dei loro professori ed economisti sarebbe accettare
il loro “terreno di confronto” ed è esattamente quel che
vogliono, per potere poi dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi
opposizione.
Per deridere, minimizzare, marginalizzare. Per
distruggerlo poi all'interno delle loro “inesorabilità
bipolari”. O peggio per renderle “criminali”
all'interno delle loro coalizioni, più o meno “grandi”, più meno dedite all'alternanza ed
“articolate”.
Ed
è, precisamente, quel che fanno, normalmente, per tarpare e,
possibilmente, azzittire qualsiasi cinereo rimasuglio di quel che
storicamente fu il loro retaggio.
Perchè,
purtroppo è innegabile che loro abbiano comperato, possiedano ed usino
spudoratamente, cavalcandola senza pietà e senza alcun rispetto
l'eredità storica che ci ha , tutti, formati.
Essi
possiedono l'anima dei luminari, gestiscono la sapienza dei dotti,
sono padroni della retorica degli atenei … come opporsi
all'evidenza della loro superiorità e della loro sapienza che
costringe ogni alternativa nell'angolo delle fantasie. Come non aderire di fronte
all'evidenza del pensiero pragmatico-scientifico, all'inevitabilità
di questo mondo perfetto?
Come
opporsi ad una manipolazione minuta che ci obbliga a riferirci a
“sapienze” che essi stessi ci ammanniscono e ci “impongono”.
Se
l'uso delle parole che ancora smuovono il nostro sangue è
normalizzato, ed ormai standardizzato nel loro frasario per parlarci
del potere, se attraverso questi termini essi ci costringono in un
cammino che non ci appartiene, nutrendo la nostra stessa confusione
di “etichette” e di “step” ben studiati ed
artatamente sparsi nei loro discorsi altrimenti, strutturalmente
vuoti?
Se
la cultura da cui traiamo le nostre conclusioni è stata “gestita”
nel loro segno?
Mi
rendo conto della difficoltà infinita di questo discorso che rischia
di impantanarsi in ogni riga, che cerca le ragioni dei dettagli che
fanno la differenza. Potrebbe essere semplicemente scartato come
“fastidioso” ed “artefatto”.
Mi
rendo conto e mi spaventa, come ormai sempre più la risposta stia in
una scelta personale, “asistemica e radicale”,
pericolosa, sotto molti aspetti ed avventurosa, certamente costosa e
complessa.
Difficile
da operare e da mantenere e resa ancor più ostica dall'ostracismo di
coloro che si definiscono, appunto, socialisti ed implementano,
difendono e rappresentano costantemente questo sistema.
Si
veda per esempio la gioia dello PSI per l'ingresso di Nencini al
governo e per la partecipazione di Renzi al congresso del PSE,
entusiasmo e gioia, come se davvero stesse cambiando qualche
cosa...mentre nulla realmente cambia, anzi l'intorno ed il contesto peggiora
Un'illusione
ed un racconto fantastico, fondato sul nulla, una vittoria che è
solo il mascheramento dell'ultima sconfitta, la svendita della
propria stessa anima a quei poteri forti che non hanno mai, nemmeno
per un attimo, smesso di dominare questo paese negli ultimi 200 anni,
con il solo grosso spavento del periodo della Resistenza e dei
giorni immediatamente successivi.
Sempre
più forte, in me, ma credo, almeno in questo, di interpretare
l'esigenza di molti, il bisogno di un'alternativa reale.
Non
solo immediata ed utilitaristica.
Non
solo del cambiamento dell'età e dello stile di una classe politica,
ma della profonda mutazione di una modalità spirituale e filosofica
nel modo di porsi e di “vedere” il mondo che ci circonda.
E di
conseguenza una trasformazione dell'agire sociale, di quelle
relazioni “normalizzate e minute” che fanno la differenza,
sempre più impellente l'esigenza d'un mondo altro da questo, d''una
cultura e di un linguaggio di mode e modi che lo rappresentino.
Mi
scuso con gli economisti, gli intellettuali seriosi e competenti, con
i militanti severi, con gli analisti di flussi, con i qualunquisti
urlatori, con i socialisti da operetta.
Mi
perdonino gli arguti segretari della sinistra storica, per la
pochezza di questo mio intervento che sembra dire così poco, ma io
credo che le profonde ragioni derivino da un afflato dell'anima ed è
questo afflato che oggi si sente deriso, tradito, minimizzato
trattato come spazzatura, usato e strumentalizzato per finalità che
definire losche è simpatico e brillante eufemismo.
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