domenica 2 marzo 2014

ED E' ANCORA E SEMPRE “MANIPOLAZIONE”



di Giandiego Marigo

E siamo sempre lì, torniamo a parlare della confusione dei termini, dell'uso inappropriato delle parole. Oggi vorrei parlare non già della vituperata ed abusata parola “sinistra” bensì del termine “socialista” ,dilaniato e reso quasi grottesco dal congresso del PSE.
Come può, questo termine essere affiancato al “liberismo” ed a questo sistema? Come essere veicolo e complice della peggiore finanza, nel periodo storico più oscuro e più terribile per i popoli di cui quest'Europa dovrebbe essere “ricettacolo”.
Si incontrano a congresso e modulano scenari in cui di tutto si parla salvo che degli interessi dei lavoratori e del popolo minuto … come può definirsi socialista tutto questo?
Eppure la bocca è piena di parole come socialismo, sinistra, come progressismo e civiltà ed in qualche modo, personalmente, questa ridondanza tarpa e silenzia qualsiasi prospettiva di cambiamento che comprenda e passi per un percorso sistemico.
Perchè non può essere ignorato come oggi costoro siano “il sistema”, suoi guardiani e suoi servi, come rappresentino e raccolgano gli interessi di quegli stessi che il mondo muovono e posseggono … e non può essere questo, non in nome del socialismo.
Scendere nello specifico delle dichiarazioni e delle menzogne, dell'uso e dell'abuso, accettare la logica delle loro citazioni ed analisi, della prosopopea dei loro professori ed economisti sarebbe accettare il loro “terreno di confronto” ed è esattamente quel che vogliono, per potere poi dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi opposizione. 
Per deridere, minimizzare, marginalizzare. Per distruggerlo poi all'interno delle loro “inesorabilità bipolari”. O peggio per renderle “criminali” all'interno delle loro coalizioni, più o meno “grandi”, più meno dedite all'alternanza ed “articolate”.
Ed è, precisamente, quel che fanno, normalmente, per tarpare e, possibilmente, azzittire qualsiasi cinereo rimasuglio di quel che storicamente fu il loro retaggio.
Perchè, purtroppo è innegabile che loro abbiano comperato, possiedano ed usino spudoratamente, cavalcandola senza pietà e senza alcun rispetto l'eredità storica che ci ha , tutti, formati.
Essi possiedono l'anima dei luminari, gestiscono la sapienza dei dotti, sono padroni della retorica degli atenei … come opporsi all'evidenza della loro superiorità e della loro sapienza che costringe ogni alternativa nell'angolo delle fantasie. Come non aderire di fronte all'evidenza del pensiero pragmatico-scientifico, all'inevitabilità di questo mondo perfetto?
Come opporsi ad una manipolazione minuta che ci obbliga a riferirci a “sapienze” che essi stessi ci ammanniscono e ci “impongono”.
Se l'uso delle parole che ancora smuovono il nostro sangue è normalizzato, ed ormai standardizzato nel loro frasario per parlarci del potere, se attraverso questi termini essi ci costringono in un cammino che non ci appartiene, nutrendo la nostra stessa confusione di “etichette” e di “step” ben studiati ed artatamente sparsi nei loro discorsi altrimenti, strutturalmente vuoti?
Se la cultura da cui traiamo le nostre conclusioni è stata “gestita” nel loro segno?
Mi rendo conto della difficoltà infinita di questo discorso che rischia di impantanarsi in ogni riga, che cerca le ragioni dei dettagli che fanno la differenza. Potrebbe essere semplicemente scartato come “fastidioso” ed “artefatto”.
Mi rendo conto e mi spaventa, come ormai sempre più la risposta stia in una scelta personale, “asistemica e radicale”, pericolosa, sotto molti aspetti ed avventurosa, certamente costosa e complessa.
Difficile da operare e da mantenere e resa ancor più ostica dall'ostracismo di coloro che si definiscono, appunto, socialisti ed implementano, difendono e rappresentano costantemente questo sistema.
Si veda per esempio la gioia dello PSI per l'ingresso di Nencini al governo e per la partecipazione di Renzi al congresso del PSE, entusiasmo e gioia, come se davvero stesse cambiando qualche cosa...mentre nulla realmente cambia, anzi l'intorno ed il contesto peggiora
Un'illusione ed un racconto fantastico, fondato sul nulla, una vittoria che è solo il mascheramento dell'ultima sconfitta, la svendita della propria stessa anima a quei poteri forti che non hanno mai, nemmeno per un attimo, smesso di dominare questo paese negli ultimi 200 anni, con il solo grosso spavento del periodo della Resistenza e dei giorni immediatamente successivi.
Sempre più forte, in me, ma credo, almeno in questo, di interpretare l'esigenza di molti, il bisogno di un'alternativa reale.
Non solo immediata ed utilitaristica.
Non solo del cambiamento dell'età e dello stile di una classe politica, ma della profonda mutazione di una modalità spirituale e filosofica nel modo di porsi e di “vedere” il mondo che ci circonda.
E di conseguenza una trasformazione dell'agire sociale, di quelle relazioni “normalizzate e minute” che fanno la differenza, sempre più impellente l'esigenza d'un mondo altro da questo, d''una cultura e di un linguaggio di mode e modi che lo rappresentino.
Mi scuso con gli economisti, gli intellettuali seriosi e competenti, con i militanti severi, con gli analisti di flussi, con i qualunquisti urlatori, con i socialisti da operetta.

Mi perdonino gli arguti segretari della sinistra storica, per la pochezza di questo mio intervento che sembra dire così poco, ma io credo che le profonde ragioni derivino da un afflato dell'anima ed è questo afflato che oggi si sente deriso, tradito, minimizzato trattato come spazzatura, usato e strumentalizzato per finalità che definire losche è simpatico e brillante eufemismo.

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