Di Giandiego Marigo
(Questo
sarebbe stato il testo dell'intervento che avrei fatto all'Assemblea
dei Comitati Elettorali Pro TsipraS ae solo avessero reso possibile
che ciò avvenisse ed invece come sempre si è deciso che fosse Roma
e che, quindi, fosse una cosa per pochi ed addetti ai lavori)
Compagne, compagni
Si vede sin dalla scelta del luogo in cui si effettuerà
quest'assemblea come, in realtà, la volontà di agire come si
dovrebbe ancora manca.
I difetti congeniti, di nascita di questa lista, per molti versi
entusiasmante e meravigliosa sono venuti fuori … subito, senza
lasciare a nessuno il tempo di pensare o di godere più di tanto.
Quando nacque immediatamente come Sinistra Unita- AreA di Progresso e
Civiltà lo dicemmo, ci sembrava stupido sostituire un verticismo con
un altro, l'escamotage dei Garanti in realtà finiva d'essere la
santificazione d'una forca caudina. Ma questo avvenne anche per
l'incapacità, reale della base e dei movimenti di costituirsi
come “Motore di quest'azione”, come gruppo di lavoro
pensammo prima che avvenisse ad una lista con Syriza e Tsipras, ma
l'ascolto che avevamo era scarso e la nostra voce debole … e
comunque esistevano ed esistono canali preferenziali, frequentati
dagli “intellettuali riconosciuti e dai politici di rango" che ci
hanno in qualche modo esclusi allora ed anche ora.
Non noi in quanto gruppetto di
persone, ma in realtà il movimento, che è stato, come al solito
consultato solo a decisioni prese e, diciamolo, che le prendono un gruppo di
garanti auto-referenti piuttosto che una segreteria cambia davvero
molto, ma molto poco.
Si è proseguito così, con forme incrociate di arroganza. Con
Garanti che prendevano impegni a non essere effettivamente eletti
che poi avrebbero rimangiato, ma tutto veniva tacitato in nome
dell'unità necessaria e del 4% da raggiungere.
Anche se non proprio tutto il
corpo che poi ha gettato sangue e sudore per le strade di questa
lista si riconosceva completamente nella cerchia degli “intellettuali
garanti”.
Ancora oggi lo si dimostra con questa assemblea per pochi, verticistica, per gli addetti ai lavori, ancora una volta si
rinuncia ai territori che dovevano venire per primi, per
privilegiare Roma Caput Mundi e chi può spostarsi, chi è del giro, in ultima analisi
“quelli di sempre”.
Si è misurata questa mancanza di volontà nella questione “Spinelli”
imposta dall'inizio alla fine in una ingerenza di “pessimo gusto”
dello stesso Tsipras ,.. mal consigliato, evidentemente, dalla sua cerchia
.
Si misura nella scelta di imporre uno scazzo che non ci appartiene ed
una scelta che non vogliamo fare, pur di garantire un posto ad una
signora , come minimo troppo propensa a cambiare idea.
Però tutto questo potrebbe non essere un problema se si scegliesse
la strada dei Territori delle consultazioni dal basso, delle
assemblee partecipative, creando un gruppo dirigente reale,
riconosciuto e condiviso, ma si sceglie ancora una volta la strada di
Roma. La centralizzazione, la verticalità, la decisione centrale
che poi, solo dopo, viene trasmessa via via verso il basso … e questo è un
errore grave, insito nella natura della sinistra italiana e che,
evidentemente, nemmeno Tsipras riesce a rimediare ed a correggere.
Quanto meglio sarebbe stato se quest'assemblea fosse la fine di un
percorso e non il suo inizio?
Parlare di circolarità, di orizzontalità di partecipazione è
evidentemente molto di moda, ma altro è attuarla ed a mio umilissimo
parere si doveva cominciare adesso, subito, prima che il solito
stile, inquinasse le acque portando la discussione al solito
livello... eh sì! Perchè diciamolo il caso “Spinelli” è un
arretramento su modi e stili da piccoli partiti in cerca d'autore e
ci ha immediatamente riportati alla realtà d'uno stile politico,
irrisolto ed arcaico, sicuramente non circolare od orizzontale e
senza dubbio non partecipato.
Perchè dietro alle decisioni prese dal centro rispetto agli eletti,
rispetto alle assemblee al come, al dove ed al quando, dietro un
apparente ruolo organizzativo si nasconde “la solita storia” , il
solito errore che ha caratterizzato ogni sperimentazione di “nuovo
soggetto della sinistra”.
Quel centralismo, quel verticismo che ha sempre rovinato tutto,
quella ossessione per Leader, segretari e direttivi che ha sempre
guardato solo alla fine al popolo della sinistra e ai suoi
desiderata. Nella convinzione tutta leninista che l'avanguardia
avesse questo compito.
Ci sarebbe moltissimo da dire ancora, anche per fare la figura dei
sapienti citando qualche idea programmatica, qualche astuto
espediente comunicativo … ma credo che la cosa più importante sia
come si costruisce il luogo in cui siamo tutti quanti, su quali
premesse … in che modo e perché si scelga una strada piuttosto
che un'altra.
Un lunghissimo discorso andrebbe fatto sulle fascinazioni della
“Grande Madre Piddina” o anche PSE se si preferisce …
sull'importanza dell'assoluta autonomia di questa AreA che stiamo
costruendo dalle parabole centriste, dai progetti di austerità,
dalle tentazioni liberiste e dalla collaborazione di fatto con la
destra europea.
Un altro potrebbe essere aperto sulla necessità
della elaborazione ed implementazione d'una cultura altra, di
comportamenti e scelte di vita che ci distinguano spiritualmente,
filosoficamente, eticamente dal marasma putrescente che ci circonda
…sull'importanza di essere prima di arrabattarsi in espedienti ed alchimie d'alleanza.
Infine perché anche alle cose belle bisogna dire basta ad un certo
punto.
Credo che un discorso, importante, debba essere fatto sul controllo
democratico dal basso, sulla partecipazione, sull'etica di coloro che
sono e saranno delegati a rappresentare nelle istituzioni questa idea
di mondo, perché questo è e deve essere… e da questo che verremo
misurati ed in questo senso questa discussione è in realtà mai
espressa ed ancora molto carente a sinistra.
#lasinistraèunaltracosa (almeno dovrebbe)
#unmondoaltrosiamonoi (e vediamo di non dimenticarcelo subito)
(questo
avrei detto se fosse stato possibile all'assemblea dei comitati …
ma si sa i poveri restano poveri anche a sinistra ed anche da noi per
partecipare si deve “potere”)
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