Di Ettore Davide Coscione
Da quel novembre del 1989 il mondo
è cambiato, il pensiero della gente è cambiato e si è cominciata a scrivere una
nuova storia della nostra società e del nostro mondo economico.
Negli anni novanta poi la caduta dei
socialismi diventa definitiva e si inizia un processo di globalizzazione
mondiale che mette in competizione mondi totalmente diversi, ma che uniforma il
pensiero, il cibo, l’arte e ovviamente il commercio.
Questo globalizzare il commercio
comporta l’incontro tra due visioni del mondo del mercato del lavoro:
quello regolato da 150 anni di rivendicazioni operaie e sindacali
quello neoliberale dei paesi in via di sviluppo senza esser passati per la social democrazia.
Inoltre il modello vincente della
guerra fredda, cioè quello targato USA, tende a prendere il dominio militare ed economico-
sociale sul resto del mondo occidentale, anche aree ex URSS.
Questi due fattori concomitanti
hanno come conseguenza la reazione del pensiero ultraliberista alla dottrina socialista
che aveva posto dei limiti alla libertà imprenditoriale di muoversi e
arricchirsi, e che ora mette in secondo piano le esigenze dei lavoratori, favorendo le
logiche del mercato, le logiche della competizione, le necessità di un mondo
globalizzato, che sfida le economie crescenti basate sulla manodopera a basso
costo, senza tutele e impedimenti sindacali.
I paesi quali USA e Gran
Bretagna ( grazie a gente come Reagan e lady Thatcher)erano avvantaggiati dalla visione tradunionista del sindacato e da
una flessibilità già esistente, ma comunque avevano dei salari alti, rispetto a queste nuove realtà lavorative..
L’Europa in questo contesto,
seppur con qualche distinguo, si trova in condizioni di svantaggio notevole sui
mercati e subisce una perdita di competitività industriale, causata da costi troppo elevati per sostenere
il modello globalizzato dell'economia.
Quindi partono le riforme che
dovrebbero abbassare i costi del lavoro e nello stesso tempo si spinge perla nascita dell’Europa Unita.
La Germania ovest dopo la fusione con quella dell’est, dopo aver creato l’Unione Europea adatta alla propria economia , crea un
mercato del lavoro a basso costo con l'attuazione dei cosi detti mini-jobs
che sostengono l’esportazione di qualità
a prezzi competitivi, specie in Italia, Grecia e Spagna.
Questa abile mossa, facilitata
dalla moneta Euro, adatta all’economia tedesca
affonda le altre economie un po' arruffate di queste tre ( e non solo) sotto-potenze europee.
Ma poi, la festa finisce quando
nel 2007 scoppiano le bolle dei mutui sub-prime in USA, che coinvolge poi
l’economia reale Europea, che non ha una Banca Centrale che produce danaro, al
contrario della FED americana, dunque gli USA ripartono ( in modo che poi
vedremo), mentre l’Europa è al gancio.
Ecco che questa, proprio dal 2007,
è in trattativa con gli USA per agevolazioni di scambio, di libero commercio e
altre forme di associazionismo socio-economico .
Arriviamo dunque al TTIP: il
trattato segreto che sancisce questa semi fusione economica tra Europa e USA.
Proprio in dirittura di arrivo
del trattato scoppiano le guerre in Ucraina, che sfida la Russia e in Siria/
Iraq contro l’ISIS aprendo un fronte sudorientale e notizie dell’ultima ora ,
Hong Kong che sfida l’altra super
potenza la Cina.
Gli Stati Uniti D'America, senza la mossa speculativa sui mutui sub-prime, la cui conseguente crisi Europea per le cause suddette hanno fatto inglobare economicamente la UE a
vantaggio degli primi che ora hanno cominciato a correre, anche grazie alla nuova
contrattazione che permette di avere manodopera a metà prezzo( a parità di
mansione) di quella già esistente nelle fabbriche, sarebbe stata superata come
potenza economica dalla Cina appunto.
Dunque i paesi del cosiddetto
BRICS, si son cominciati a difendere creando una loro Banca Centrale, un loro
fondo Monetario internazionale e questo non andava giù alla nostra cara
superpotenza.
Ecco che, le mosse belliche e
finanziarie su citate, sono state chiaramente tese ad affrontare questo nuovo
ordine mondiale.
In Italia dunque che succede?
Noi abbiamo un mercato del lavoro
reso flessibilissimo e precario dal 1994 ( legge Treu) in poi, fino ad arrivare
alle riforme Biagi e D’Antona .
Nello stesso tempo abbiamo un sindacato che è
riuscito colpevolmente a difendere solo una parte del mondo del lavoro
tutelato, lasciano in balia del mercato semi-schiavista del lavoro interinale,
nelle sue tante e confuse forme, una parte consistente dei lavoratori.
Ecco che , dopo tanti tentativi,
con questo nuovo trattato internazionale, TTIP, si necessita, anche con la
spinta di un precursore astuto come Marchionne, all’abolizione del sindacato visto
come noi lo conosciamo e cercare di trasformarlo, assimilarlo a quello Americano:
cioè un sindacato di azienda, riconosciuto dalla stessa.
Quindi l’art.18 è solo un
ostacolo a questa visione di potere dell’azienda sui lavoratori: vogliono avere
( come dice Renzi) la libertà di licenziare.
La cancellazione non favorisce reali investimenti imprenditoriali, ma la deriva di destra( mascherata da riforma di sinistr) è una necessità di adeguamento al
sistema sindacale Americano che parte da lontano.
L’abolizione del articolo 18
assieme alle altre misure che aumentano la flessibilità in entrata e uscita di
un lavoratore, più che altro agevola il potere aziendale al cospetto delle
tutele del diritto del lavoro.
Lo scopo non è solo il risparmio
economico: altrimenti chiederebbero riduzione delle tasse, maggiori
investimenti pubblici, maggior attenzione alla corruzione, maggior difesa
contro le mafie.
Altrimenti chiederebbero di avere
uno stato forte che offra molti servizi
ai cittadini, che riduca le spese d’utenza e gli affitti, così come altri oneri
obbligati dei lavoratori necessari a vivere.
In tal modo un azienda potrebbe
anche puntare su una contrattazione personalizzata per ridurre i salari ( concetto sempre di destra, ) perché se le
spese di prima necessità diminuiscono, si vive meglio anche con meno salario,
non vi pare?
Perché non è lo stipendio che
conta ma quanto esso rende in termini di vita quotidiana.
Invece no , si punta
sull’articolo 18 che sancisce il diritto di reintegro stabilito da un giudice
nel caso in cui un lavoratore, e ancor più una lavoratrice, possa essere
licenziato/a senza GIUSTA CAUSA.
Questa è la parola chiave, quel
concetto di altissima civiltà che ci distingue da prostituti d’opera a
lavoratori o collaboratori.
L’operaio conta qualcosa con il
reintegro per ingiusto licenziamento, può dire la sua opinione sindacale, costruire la propria vita
senza ricatti, senza il terrore che il capo possa avere un idea diversa e
licenziarlo perché non ha voluto comprargli le sigarette, o perché, quella
disgraziata di una segretaria si vuole sposare e magari fare pure un figlio, e
lasciamo perdere il resto….
Questo diritto andrebbe esteso a
tutti i lavoratori, anche quelli di aziende con 2 dipendenti.
Finisco ricapitolando: caduta
socialismi, globalizzazione, unione Europea, strategie delle potenze, guerre,
TTIP, attacco al mondo del lavoro.
Il risultato finale di quel
pensiero unificato è l’attacco al mondo del lavoro e all’emancipazione dalla
prostituzione d’opera che è il lavoro senza tutela, che è stata ottenuta dopo
150 anni di lotte per il socialismo, per la pari dignità degli esseri umani,
per il potere della classe operaia, e sancisce la vittoria del capitale , del
detentore del potere Globale.
Noi non vogliamo che sia così e
dobbiamo dunque mobilitarci, ribellarci e incazzarci.
Perché anche se è vero che al
mondo i potenti hanno sempre tentato di dominare , è pur tanto vero che c’è
sempre stato chi ha lottato affinché ciò non avvenisse, che ha urlato per
creare un mondo più GIUSTO, che ha chiesto che ci sia una GIUSTA CAUSA per continuare a
metter sulla terra nuove vite con maggiori diritti e migliori tutele.
Per il Progresso e la Civiltà.