di Maurizio Zaffarano
Mancano ormai meno di quattro settimane al 25 maggio, giorno delle elezioni europee, e la lista L'Altra Europa con Tsipras balla pericolosamente sul margine della fatidica soglia del 4 per cento, il minimo indispensabile per poter portare propri rappresentanti al Parlamento Europeo.
In tanti abbiamo criticato e dissentito su alcuni aspetti della Lista Tsipras: su come sono state scelte le candidature, sui contenuti che si è deciso prioritariamente di veicolare, sull'esclusione della parola Sinistra dal simbolo. Ma credo che oggi tutti coloro che si sentono di Sinistra, che dissentono radicalmente dalle politiche del PD e di Renzi, che osteggiano le destre liberiste e reazionarie, che non si sentono rappresentati dal Movimento 5 Stelle, dalle sue ambiguità programmatiche e organizzative e dal suo linguaggio estraneo ai valori del progressismo, dovrebbero sforzarsi di votare per la lista Tsipras.
Per non doversi dolere ancora una volta, come dopo l'inizio della legislatura in corso, dell'assenza dalle istituzioni di una rappresentanza diretta e numericamente consistente dei ceti popolari e delle sensibilità ideali che esprime la Sinistra, proprio mentre sono in ballo, in Italia ed in Europa, questioni fondamentali sul nostro futuro: sul lavoro, sulla moneta, sulle politiche economiche, sullo Stato sociale, sulla Costituzione.
Si deve peraltro riconoscere che ad oggi la lista Tsipras non è riuscita ad esprimere una propaganda politica efficace e coinvolgente, nonostante il lodevole impegno di candidati e soggetti collettivi che sostengono la lista e le iniziative pubbliche che sono state prodotte (e la prossima manifestazione del 17 maggio per i beni comuni sarà inevitabilmente la più importante occasione di incontro per il suo popolo).
Oltre all'oscuramento operato (come ampiamente prevedibile) dai grandi media, oltre alla novità (l'ennesima alla vigilia di un'elezione) del simbolo con l'indicazione di un nome – Tsipras – probabilmente sconosciuto ai più, è mancato un messaggio netto, riconoscibile, nitido che ne definisse in modo chiaro ed inequivocabile la proposta politica. E. tutto questo senza un portavoce italiano popolare e seduttivo, con la concomitante offensiva propagandistica renziana (gli 80 euro) e con la concorrenza delle altre opposizioni radicali e/o antieuro (Grillo, Lega, Fratelli d'Italia). Certamente non aver indicato la parola Sinistra nel simbolo non è stato utile.
In questi ultime settimane di campagna elettorale vanno dunque colmate queste lacune, perché non si possono ripetere i fallimenti dell'Arcobaleno e di Rivoluzione Civile.
Si deve far sapere anzitutto che esiste la lista Tsipras (in tanti non lo sanno!) e quali soggetti e quali personaggi popolari la sostengono per farne comprendere la natura e definirne il profilo programmatico.
Serve dunque un'offensiva sul web (anche per mezzo di brevi e incisivi video), serve un volantinaggio diffuso (rendendo disponibile sul sito volantini in bianco e nero e con slogan 'elementari' che ciascuno possa stampare e diffondere in autonomia), serve un appello di personaggi famosi per il voto alla lista Tsipras. Serve utilizzare quei pochi spazi televisivi che vengono concessi con portavoce che sappiano usare al meglio (ahimè) il mezzo televisivo.
Nella consapevolezza che la base elettorale di riferimento è costituita al 99 per cento da persone di di Sinistra (gli elettori del PD delusi da Renzi, chi ha votato SEL e Rivoluzione Civile o scelto l'astensione alle ultime politiche) non si abbia paura a definirsi di Sinistra. Si lasci sullo sfondo, per il momento, il tema degli Stati Uniti d'Europa che non ricompatta l'elettorato di Sinistra e che non è certo oggi argomento molto popolare e si punti su messaggi politici chiari che non possono non riferirsi alla situazione politica italiana attuale. Solo per fare degli esempi: “voto lista Tsipras perché sono contro il precariato di Renzi”, “voto lista Tsipras perché non voglio gli F35 e la TAV”, “voto lista Tsipras perché voglio difendere e attuare la Costituzione minacciata da Renzi e Berlusconi” e si potrebbe continuare a lungo. Il PD renziano, la crisi, l'austerità, gli accordi sulle regole con Berlusconi offrono autentiche praterie da percorrere.
Per carità, per il pudore di non violare il politicamente corretto, non sciupiamo anche questa occasione.
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