Pittibimbo Renzi secondo Luca Peruzzi |
di Maurizio Zaffarano
Il bonus fiscale approvato (?) dal governo Renzi (restando peraltro da definire la platea di beneficiari, le modalità di attuazione e l'effettivo importo pro-capite) ha palesemente la mera funzione di spot elettorale e tale è stato unanimemente riconosciuto, persino da Repubblica l'organo di stampa del renzismo..
Si tratta cioè dell'unico atto concreto in grado di spostare il voto popolare, nella competizione delle Europee decisiva per il futuro di Renzi, in mezzo ad un mare di annunci e di titoli che comprendono di tutto e di più: il lavoro e le riforme istituzionali, gli F35 e i segreti sulle stragi, la burocrazia ed i costi della politica.
80 euro al mese per avere la legittimazione elettorale per portare a conclusione la svoltaautoritaria e proseguire/implementare quelle politiche liberiste che stanno distruggendo l'Italia.
E' la pubblicazione periodica dei dati statistici – sulla disoccupazione, sulla povertà, sulla distribuzione della ricchezza, sul debito, sul calo del PIL e dei consumi, sulla chiusura delle imprese – che riporta tutti alla realtà e dimostra l'insufficienza, l'inefficacia e l'inadeguatezza delle politiche renziane ed il fallimento dei governi di salvezza nazionale degli ultimi anni promossi da Napolitano in ossequio ai voleri della Troika e sostenuti dal PD, da Berlusconi e dall'arcipelago centrista con la servile benevolenza dei cosiddetti 'giornaloni' (Repubblica, Corriere, La Stampa).
Da ultimi, entrambi tragicamente in incremento, quelli diffusi da Coldiretti sui quattro milioni e passa di italiani che non hanno risorse sufficienti nemmeno per sfamarsi e quelli sui nuclei familiari, un milione e centotrentamila, dove tutti i componenti in età da lavoro sono disoccupati.
La critica più gettonata, anche da parte del Movimento 5 Stelle, al bonus fiscale di Renzi, tutta dentro l'ottica liberista del pareggio di bilancio, è che non è supportata da adeguate coperture finanziarie (cioè dal recupero di risorse equivalenti attraverso nuove tasse e risparmi di spesa).
Ciò che va affermato con forza invece è che si tratta di un provvedimento iniquo, inefficace e disonesto.
E' iniquo perché non redistribuisce secondo il criterio oggettivo del bisogno (disoccupazione, disabilità, carichi familiari, livelli effettivi di reddito e patrimonio) ma solo in funzione di contingenti convenienze elettorali. Si premiano i potenziali elettori del PD o che si vogliono sottrarre al Movimento 5 Stelle (i lavoratori dipendenti a reddito basso ed in particolare al di sotto dei trent'anni) e si trascurano coloro che non sono elettoralmente appetibili (disoccupati, pensionati, disabili, partite iva, fruitori di redditi al di sotto degli 8.000 euro) probabilmente perché costituiscono gran parte dell'area dell'astensione e del rifiuto della politica. Per costoro restano solo le vaghe promesse di interventi futuri. E' paradossale che il beneficiato dal bonus potrebbe godere di un rilevante patrimonio personale o familiare oppure che il titolare di un reddito superiore anche di un solo euro al limite stabilito ma con coniuge e figli a carico non riceva alcunché mentre un nucleo familiare costituito da due persone con un reddito di un solo euro inferiore a detto limite possa ricevere due volte il bonus.
E' inefficace perché compensando la riduzione fiscale con i tagli alla spesa pubblica (sanità, pubblico impiego oltre alle simboliche riduzioni di spese militari, costi della politica e retribuzioni degli altri burocrati) non immette nuove risorse nel circuito economico tali da incrementare in modo significativo consumi e crescita produttiva.
E' disonesto perché dà con una mano ad alcuni e toglie con l'altra a tutti (si pensi ancora alla progettata eliminazione delle detrazioni fiscali, all'incremento dei tributi locali, alle privatizzazioni dei servizi pubblici che necessariamente comportano un aumento dei costi delle prestazioni di cui usufruisce il cittadino) ed attraverso la finzione della riduzione delle tasse si fanno passare ulteriori dosi letali di liberismo a partire dalla precarietà del lavoro e dallo smantellamento dello Stato sociale.
La tragica situazione economica italiana, paragonata a quella di un Paese appena uscito da una guerra, e la necessità di una lotta senza quartiere a disoccupazione e povertà e per la giustizia sociale richiederebbe invece misure che vadano in ben altro senso.
Investimenti pubblici produttivi e nella ricerca, per lo sviluppo delle energie rinnovabili, per il risanamento ambientale del territorio in grado di minimizzare gli effetti delle calamità naturali e favorire turismo e agricoltura di qualità, lavori socialmente utili attraverso cui riassorbire la disoccupazione e produrre servizi sociali e beni primari da rendere disponibili gratuitamente o a basso costo così da incrementare il reddito a disposizione di tutti i cittadini.
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