di Maurizio Zaffarano
L'unità ha un concreto fondamento
ideale: nasce dalla condivisione di valori (l'uguaglianza, la
libertà, la democrazia, la Costituzione repubblicana, la pace),
dall'identificazione delle persone che si vogliono rappresentare (i
ceti popolari e i lavoratori), dalla consapevolezza che Sinistra
significa anzitutto mettere in discussione e trasformare il sistema
economico e sociale capitalistico.
L'unità è possibile:
liberalsocialisti, socialisti e comunisti affermano oggi tutti
fondamentalmente le stesse cose e cioè che si esce dalla crisi e si
realizza la giustizia sociale attraverso l'intervento pubblico
nell'economia e contestando/rovesciando i trattati europei
L'unità è necessaria: come scrive
Revelli
“Se una lezione ci viene dai fatti è che nessuna delle forme
politiche generatesi alla sinistra del PD può sopravvivere oggi da
sola. E nel contempo che il processo di ricostruzione di una sinistra
italiana non può ignorarne nessuna, così non può ignorare l'enorme
esercito degli scoraggiati, degli indignati e dei delusi, migrati
nelle aree grigie dell'astensione, o del voto grillino, o
di quello al PD a naso turato.”
Stante queste premesse:
il punto di partenza è riconoscere che
il PD non fa parte della Sinistra. Questa involuzione non nasce con
Renzi ma ha basi ben più profonde e lontane nel tempo: nei governi di centrosinistra che
hanno contribuito al progressivo smantellamento dello Stato sociale,
all'aggressione nei confronti delle condizioni di vita e dei diritti dei lavoratori (a
partire dall'introduzione della legge Treu sul precariato) e lanciato
l'Italia senza reti di protezione nell'avventura dell'euro; nel
sostegno da parte del PD di Bersani, insieme alle destre
berlusconiane, del governo della macelleria sociale di Monti,
all'immissione del pareggio di bilancio in Costituzione e alla quasi
totale cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
La nostra Unità è di tutti coloro che si considerano alternativi al
PD;
la distinzione oggi a Sinistra tra
radicalismo e riformismo è qualcosa fuori tempo e fuori luogo,
tenuto conto da un lato del dominio politico e culturale esercitato
dal pensiero unico capitalista e liberista e dall'altro che non
esiste più la fascinazione (ed il sostegno politico e finanziario)
del modello comunista sovietico; di fatto si può dire che siamo
tutti socialdemocratici e riformisti (ed in questo senso lo era anche
Enrico Berlinguer) nel momento in cui ci riconosciamo nella
democrazia pluralista disegnata dalla nostra Costituzione e in un
modello di economia mista che preveda accanto ad una robusta e
decisiva presenza pubblica anche lo spazio per l'iniziativa privata;
nel contempo però dobbiamo rivendicare ed assumere un'identità
radicale per affermare la nostra diversità nei confronti del PD e
delle passate esperienze del centrosinistra;
se si fa cadere la distinzione tra
riformisti e radicali deve venir meno anche il terrore del
minoritarismo: la Sinistra riacquista forza e presenza nella società
non occupando poltrone, non attraverso alleanze opportunistiche ma se
ha una propria identità forte e netta ed una capacità di proposta
con cui poter mobilitare le persone incontrandone bisogni e
richieste; esiste oggi una tale mobilità dell'elettorato (basti
pensare all'impetuosa avanzata del Movimento 5 Stelle) ed una così
ampia parte dei cittadini che si sono allontanati dalla politica che
non deve spaventare ripartire dal 2 o 3 per cento dei voti (o dal
quattro per cento dei voti se consideriamo la lista Tsipras) quando
si ha la consapevolezza che si sta seminando efficacemente per il
futuro.
Dentro questo quadro ideale il soggetto
politico dell'Alternativa di Sinistra richiede inderogabilmente:
l'unità organizzativa (nella forma che
sarà possibile e pertanto oggi la costituzione di una federazione
appare quella più a portata di mano) di tutte le componenti
culturali, politiche, sociali, sindacali, ambientaliste di Sinistra,
critiche nei confronti dell'assetto economico e sociale capitalista e
liberista e che di conseguenza si considerano alternative al PD;
l'adozione di un linguaggio radicale,
esplicito, diretto ma popolare e comprensibile attraverso il quale
rimarcare la diversità nei confronti di chi ha tradito e infangato
gli ideali della Sinistra e nel contempo porsi in sintonia con i
bisogni concreti dei ceti popolari riuscendo a parlare alla loro
testa, al loro cuore, alla loro pancia;
di assumere prioritariamente il
carattere di partito
sociale: con qualche comparsata nei talk show televisivi o con
l'impegno nei social network non si infrange il pensiero unico
liberista, il dominio dell'informazione da parte dei ceti dominanti,
la distorsione della volontà popolare realizzata attraverso le
pratiche del voto di scambio e della corruzione o ad opera dei tanti
centri di potere più o meno occulti (quelli economici, quelli delle
mafie, quelli vaticani) e delle potenze straniere e delle istituzioni
sovranazionali, non si riporta all'impegno o all'interesse verso la
politica quel 50 per cento e più di cittadini che se ne sono
distaccati o che credono di trovare la rappresentanza delle proprie
ragioni di protesta in movimenti come la Lega o i 5 Stelle. Stare sul
territorio, possibilmente in collaborazione e in accordo con i
movimenti e le associazioni già esistenti, significa offrire alle
persone ed in particolare alle più deboli ed indifese occasioni di
socializzazione, di tutela dei propri diritti, per incrementare il
proprio potere d'acquisto. Le Case Comuni della Sinistra non devono
essere solo luoghi di discussione politica ma soprattutto dei punti
di riferimento per la vita delle persone, una sorta di “pronto
soccorso sociale”: solo così si può pensare di ridare egemonia
alla cultura della solidarietà e dell'uguaglianza e di riattivare la
mobilitazione delle masse, riprendendo la tradizione della Sinistra
del movimento cooperativo e delle società di mutuo soccorso.
Queste caratteristiche, d'altro canto,
sono proprio quelle che hanno determinato il
successo di Syriza in Grecia.
Per quanto riguarda la lista Tsipras,
infine, e il percorso unitario che esso ha aperto pur non potendosi
non guardare con favore l'esperienza che essa ha rappresentato e le
energie che è riuscita ad attivare, le perplessità i dubbi le
riserve che essa suscita stanno tutte nelle timidezze e nelle
ambiguità che frenano oggi la nascita del nuovo soggetto politico
unitario della Sinistra di Alternativa, in modo esplicito e
trasparente e secondo il principio di “una testa, un voto”.
Sappiamo tutti invece che non c'è più tempo: ce lo gridano, ad
ogni momento, la crisi, l'aggressione liberista ai lavoratori e al
welfare, la svolta autoritaria di Renzusconi, le guerre.
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